
Sul Corriere online Mario Monti scrive un fondo su Europa, Italia e sovranismi, nel quale nel suo incipit afferma che “nessuno contesta oggi che l’integrazione europea abbia consentito settant’anni di pace tra nazioni storicamente in conflitto; e che l’Italia abbia trovato in quel quadro una positiva collocazione, il che non sarebbe avvenuto fuori dall’Ue“.
Ora, soffermandomi su questo punto, è necessario smentire ancora una vota questo leit motiv, e ciò perché se per pace si intende non solo assenza di guerra, ma anche benessere e sviluppo, l’Europa è andata esattamente nella direzione inversa. L’Unione Europea non solo non ha garantito la pace nel senso anzidetto, ma ha altresì accentuato le discriminazioni economiche basate sul neoliberismo e ha indebolito le strutture democratiche dei paesi membri, negando loro la possibilità di intervenire nelle rispettive economie per evitare la prevalenza dei mercati sulle logiche democratiche e di giustizia sociale (qui per quanto riguarda l’Italia). In altre parole, nelle sue varie declinazioni (CEE, CE, UE), l’Unione Europea si è rivelata la causa principe del declino economico, sociale e industriale di alcuni paesi del continente, come l’Italia, e peggio come la Grecia, che – a causa dell’euro e delle folli regole Europee – ha subito ben più di una guerra sul suolo patrio.
Dunque bisogna intendersi con il termine “pace”. In un contesto nel quale esistono regole per le quali un paese esercita un’egemonia politica ed economica sugli altri, deprimendo le loro economie, non si può parlare di pace. In un contesto nel quale un paese non può fare politiche occupazionali nel rispetto della propria Costituzione (qui), non si può parlare di pace. In un contesto dove al posto della solidarietà fra i paesi membri, abbiamo la più spietata delle competizioni economiche, sicché un paese in difficoltà è costretto a tagliare il proprio welfare e a mettere sulla strada milioni di cittadini per ottenere un “prestito” per risollevarsi, non si può parlare di pace. E non si può certo parlare di pace in un contesto nel quale uno Stato è costretto a rivolgersi ai detentori privati di capitali finanziari per potersi finanziare, consegnando di fatto e di diritto la propria democrazia a una manipolo di speculatori, il cui unico scopo è incrementare i loro guadagni alle spese dei popoli.
L’Europa dunque non ha garantito un bel niente. Al massimo ha spostato la guerra feroce tra le nazioni europee su un altro piano, o se vogliamo essere metaforici, ha nascosto quel conflitto mai cessato sotto il tappeto dell’ipocrisia retorica dei preamboli dei trattati sulla base dei quali è stata eretta. L’Europa non è nata per garantire la pace, ma è nata per affermare un dominio: quello germanico sul continente e quello del capitale finanziario sulle democrazie. Ecco perché se davvero si intende perseguire la pace, quella vera, l’Unione Europea deve essere demolita; solo così sarà possibile ricostruire un’Europa di Stati democratici che, seppure uniti in un vincolo di reciproco rispetto e solidarietà, sono pienamente sovrani, decidendo attraverso le loro democrazie i loro obiettivi sociali ed economici.